domenica 19 agosto 2007

Lucciole per curare i tumori

di: Massimo Bertolucci
Ricercatori britannici del National Medical Laser Centre dell’University College di Londra, guidati da Theodossis Theodossiou, sostengono che le lucciole potrebbero rappresentare una efficace arma per combattere le patologie tumorali. Con lo scopo di provocare una concatenazione di eventi che potrebbero combattere i tumori, i ricercatori hanno impiantato il gene della lucciola, responsabile dell'attivazione di luce bioluminescente, all'interno di una cultura di cellule tumorali modificate. L'innesco di questa sorgente luminescente, nota come sorgente luciferina, ha conferito brillantezza alle cellule modificate, ricalcando esattamente la dinamica luminescente delle lucciole. Dopo aver aggiunto un agente fotosensibilizzatore, i ricercatori hanno potuto osservare che la combinazione ottenuta è risultata letale. Le cellule del tumore sono state modificate in modo da esprimere il gene luciferasi delle lucciole e poi incubate con luciferina in laboratorio. Le cellule sono così diventate lampade in miniatura, emettendo la luce necessaria alla loro distruzione. In pratica, si è dimostrato che è la sorgente luminosa generata dalle stesse cellule del tumore ad innescare la propria distruzione.
Con la tecnica BLADe ( BioLuminescence Activated Destruction of cancer ) si potrebbe ulteriormente affinare la terapia fotodinamica, una cura mirata che utilizza lampi luminescenti per attaccare le cellule malate vicino la superficie dell'epidermide oppure degli organi interni. La terapia fotodinamica prevede anche il trattamento delle cellule tumorali con un fotosensibilizzatore e poi l'esposizione a fasci laser o altre tipologie di raggi esterni. Ne consegue la produzione di specie attive di ossigeno che possono sopprimere le cellule malate. Tuttavia, per raggiungere le cellule malate, le sorgenti luminescenti esterne riescono a passare solo attraverso una minuscola quantità di tessuti. La sperimentazione della tecnica BLADe ha avuto come scopo quello di tentare di curare tumori più in profondità, innescando il fascio luminoso all'interno delle cellule malate. La ricerca è stata divulgata dal periodico “Cancer Research”.

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